Un teste a sorpresa nel processo del futuro: Alexa!

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“Alexa? Chi ha ucciso l’uomo ragno?”

Alla domanda posta dal noto successo degli 883 negli anni ‘90, oggi potrebbe rispondere l’assistente virtuale di Amazon, chiamato oggi a “testimoniare” nell’ambito di una indagine per omicidio avvenuto a nord di Miami.

Il caso riguarda la morte della signora Sylvia Galva, deceduta a seguito di una lite con il marito il quale, interrogato dalla polizia, avrebbe riferito che la donna sarebbe morta per essersi ferita accidentalmente con un coltello.

Il signor Crespo, marito della vittima, a conferma della dinamica del tutto accidentale, avrebbe dichiarato di aver provato in ogni modo di salvare la moglie, attivandosi immediatamente chiamando i soccorsi.

Nell’appartamento vi erano, tuttavia, altri due testimoni: una amica di famiglia che, però, in un’altra stanza, ha riferito di aver sentito la discussione ma di non poter riferire altro, e poi un teste speciale: Alexa, appunto!

Lo speaker di Amazon, l’assistente digitale protagonista di quel bellissimo spot pubblicitario (https://www.youtube.com/watch?v=f41olfFtGLo) ove una ragazza non vedente trova in Alexa un aiuto fondamentale nella propria giornata, oggi potrebbe diventare uno strumento utilissimo per gli inquirenti: Alexa, infatti, secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di Polizia di Hallandale Beach, Sergente Pedro Abut, potrebbe aver registrato informazioni utili durante la discussione tra i coniugi. Gli investigatori hanno ricevuto le registrazioni e le stanno analizzando. Lo stesso imputato, il marito, si è detto soddisfatto perché certo che dalle ipotizzate registrazioni emergerà la propria innocenza.

Un portavoce di Amazon si è premurato di chiarire come l’azienda non è intenzionata a concedere al Governo l’accesso alle registrazioni delle singole postazioni dei propri clienti, a meno che questo non sia ricollegato ad uno specifico ordine dell’autorità procedente (chiaro il riferimento al caso di Apple che si rifiutò di concedere l’accesso all’account del terrorista nel caso di San Bernardino).

Il caso in commento, però, pone certamente l’attenzione su un fatto rilevante: quale è il potere di interferenza di questi strumenti nella nostra vita? Siamo realmente consapevoli che, quando chiediamo ad Alexa di dirci che tempo ci sia fuori, stiamo fornendo al cloud di Amazon una serie di informazioni che un domani potrebbero essere utilizzate contro di noi? Oppure a favore?

Il vero tema è che oggi, sempre di più, anche alla luce del regolamento europeo sulla Privacy (GDPR in gergo tecnico), i dati rappresentano una risorsa per le aziende, e uno strumento di difesa per l’utente che deve esser consapevole del proprio valore.

Resta il dato, certamente interessante, che può avere dei risvolti anche nell’ambito della quotidianità nazionale, della nuova frontiera del “testimone”: da persona a speaker robotico.

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