Alcuni anni fa ho avuto l’occasione di occuparmi di un caso interessantissimo legato al grande maestro Lucio Fontana.

Si trattava della vendita di una via crucis in ceramica smaltata, con pennellate di rosso. L’opera era di proprietà di una associazione poi trasformatasi in fondazione. Sorta l’esigenza di reperire fondi per proseguire nell’attività statutaria, la fondazione decise di porre sul mercato, attraverso una casa d’aste, le opere di Lucio Fontana: inconsapevole del fatto che, essendo fondazione, avrebbe dovuto chiedere il parere preventivo allo Stato che avrebbe potuto decidere di esercitare la prelazione, così come previsto dal così detto Codice Urbani. (d. Lgs 42/2004). Ne è scaturito un procedimento penale nei confronti del presidente della fondazione e dei dirigenti della casa d’aste a cui la fondazione si era rivolta.

L’attività difensiva ha consentito di individuare una interpretazione del Codice Urbani tale per cui l’incarico affidato alla casa d’aste si presentava propedeutico ad una formalizzazione di un prezzo base, sul quale lo Stato avrebbe potuto esercitare la prelazione.

Oggi le formelle sono entrate a far parte della collezione del museo diocesano, a seguito dell’acquisto da parte di Regione Lombardia.
Il procedimento penale è stato archiviato.

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